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IL CAPPOTTO

di Vittorio Franceschi, liberamente ispirato all’omonimo racconto di Gogol', regia Alessandro D’Alatri

TEATRO MERCADANTE 3 Dicembre 2013   8 Dicembre 2013
Teatro Mercadante, 12 Aprile ore 17.00 e
Teatro Mercadante, 12 Maggio ore 17.00 e
Teatro Mercadante, 12 Giugno ore 21.00 e
Teatro Mercadante, 12 Luglio ore 19.00 e
04/12/2013 ore 17.00
05/12/2013 ore 17.00
06/12/2013 ore 21.00
07/12/2013 ore 19.00

IL CAPPOTTO

con Vittorio Franceschi, Umberto Bortolani, Marina Pitta, Andrea Lupo, Federica Fabiani, Matteo Alì, Giuliano Brunazzi, Alessio Genchi, Valentina Grasso
scene Matteo Soltanto
produzione Arena del Sole – Nuova Scena – Teatro Stabile di Bologna

Vittorio Franceschi “riscrive” e interpreta Il cappotto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ e così parla di questa avventura in una sua nota: “Molti attori e registi si sono cimentati con questa opera e con il suo eroe, Akàkij Akàkievič, attraverso adattamenti vari o semplici letture. In Italia se ne occupò anche il cinema: Alberto Lattuada, nel 1952, ne trasse un film con Renato Rascel protagonista. Ai miei occhi è sempre apparsa come la storia di un innocente. Ma forse sarebbe meglio dire di un semplice. Non di uno sciocco,

Vittorio Franceschi “riscrive” e interpreta Il cappotto di Nikolaj Vasil’evič Gogol’ e così parla di questa avventura in una sua nota: “Molti attori e registi si sono cimentati con questa opera e con il suo eroe, Akàkij Akàkievič, attraverso adattamenti vari o semplici letture. In Italia se ne occupò anche il cinema: Alberto Lattuada, nel 1952, ne trasse un film con Renato Rascel protagonista. Ai miei occhi è sempre apparsa come la storia di un innocente. Ma forse sarebbe meglio dire di un semplice. Non di uno sciocco, non di un essere colpito da speciale accanimento del destino. Ѐ la storia, credo, della maggioranza degli esseri umani, dei “copisti della vita” i quali mandano avanti il mondo pur subendone le violenze e gli insulti, e ripetendone all’infinito le parole e gli usi, i sentimenti e i desideri, i sogni e i naufragi. Quindi si parla di noi, anche se Gogol’ questo racconto l’ha scritto nel lontano 1842. Credo che un grave errore sarebbe stato quello di trasferire la storia di Akàkij nei giorni nostri, come spesso si usa fare con i classici. Non ce n’è bisogno. Siamo tutti vecchi Pietroburghesi. Di quella città conosciamo a fondo gli angoli delle strade, i volti dei passanti, le voci, i rumori e gli odori, perché sono gli stessi di Milano e di Torino, di Bologna e di Genova, di Roma e di Napoli e di tutte le città italiane di oggi e di sempre. La marmaglia rapace dei presuntuosi, dei vili, delle mezze calzette, dei barattieri e dei prepotenti cammina e traffica al nostro fianco, come camminava e trafficava al fianco di Akàkij Akàkievič ai tempi dello Zar Nicola I”.

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