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Le voci di dentro

di Eduardo De Filippo, regia Toni Servillo

TEATRO SAN FERDINANDO 2 Gennaio 2014   12 Novembre 2014
ore 21.00
ore 17.00
ore 21.00
ore 19.00
ore 18.00
ore 21.00
ore 17.00
ore 17.00
ore 21.00
ore 19.00
ore 18.00

LE VOCI DI DENTRO

con Chiara Baffi, Betti Pedrazzi, Marcello Romolo, Toni Servillo, Peppe Servillo, Gigio Morra, Lucia Mandarini, Vincenzo Nemolato, Marianna Robustelli, Antonello Cossia, Daghi Rondanini, Rocco Giordano, Maria Angela Robustelli, Francesco Paglino
scene Lino Fiorito
costumi Ortensia De Francesco
luci Cesare Accetta
suono Daghi Rondanini
foto Fabio Esposito
produzione Teatri Uniti di Napoli, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, Teatro di Roma

SPETTACOLO IN ABBONAMENTO A SCELTA

A dieci anni di distanza dal successo di Sabato domenica e lunedì, Toni Servillo torna al lavoro sulla drammaturgia napoletana e in particolare all’amato Eduardo.

“Eduardo De Filippo – spiega Servillo – è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare, dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. […]
Le voci di dentro è la commedia dove Eduardo, pur mantenendo un’atmosfera sospesa fra realtà e illusione, rimesta con più decisione e approfondimento nella cattiva coscienza dei suoi personaggi, e quindi dello stesso pubblico. L’assassinio di un amico, sognato dal protagonista Alberto Saporito, che poi lo crede realmente commesso dalla famiglia dei suoi vicini di casa, mette in moto oscuri meccanismi di sospetti e delazioni. Si arriva ad una vera e propria ‘atomizzazione della coscienza sporca’, di cui Alberto Saporito si sente testimone al tempo stesso tragicamente complice, nell’impossibilità di far nulla per redimersi. Eduardo scrive questa commedia sulle macerie della seconda guerra mondiale, ritraendo con acutezza una caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società, non solo italiana, per i decenni a venire. E ancora oggi sembra che Alberto Saporito, personaggio-uomo, scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda, perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra morale.”