DESIDERI MORTALI
testo e regia Ruggero Cappuccio
TEATRO SAN FERDINANDO 24 Gennaio 2018 4 Febbraio 2018Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 21.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 17.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 21.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 19.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 18.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 21.00 e |
Teatro San Ferdinando, 1 Gennaio ore 17.00 e |
Teatro San Ferdinando, 2 Gennaio ore 17.00 e |
Teatro San Ferdinando, 2 Febbraio ore 21.00 e |
Teatro San Ferdinando, 2 Marzo ore 19.00 e |
Teatro San Ferdinando, 2 Aprile ore 18.00 e |
Ruggero Cappuccio, torna per il terzo anno consecutivo allo Stabile di Napoli con Desideri Mortali, spettacolo che nasce dai suoni del mare, dal desiderio sfacciato e segreto della morte, dalla memoria come nostalgia di un silenzio che vagheggia suoni inauditi, un oratorio profano composto e diretto da Ruggero Cappuccio addensato nella rievocazione del mondo poetico di Tomasi di Lampedusa. Una rievocazione tra due lingue, napoletano e siciliano, nell’agone dei suoni e dei sogni di un unico regno, di due Sicilie, di due Napoli, di due terre gemelle che
Ruggero Cappuccio, torna per il terzo anno consecutivo allo Stabile di Napoli con Desideri Mortali, spettacolo che nasce dai suoni del mare, dal desiderio sfacciato e segreto della morte, dalla memoria come nostalgia di un silenzio che vagheggia suoni inauditi, un oratorio profano composto e diretto da Ruggero Cappuccio addensato nella rievocazione del mondo poetico di Tomasi di Lampedusa. Una rievocazione tra due lingue, napoletano e siciliano, nell’agone dei suoni e dei sogni di un unico regno, di due Sicilie, di due Napoli, di due terre gemelle che non vorranno mai migliorare, perchè gli uomini che le popolano sono convinti di essere perfetti. Una rievocazione del desiderio di morte che ispira in tutta l’opera di Lampedusa, che cresce e si mostra in una stupefacente solarità intrecciata di vitalismi spossanti, sogni impossibili nella loro assoluta possibilità. Così, la scrittura di Ruggero Cappuccio si dilata come un pentagramma per le note del Gattopardo, degli appunti autobiografici di uno scrittore consacrato ad una sapienza ritmica, ad una forza di materializzazione delle immagini riconosciute solo dopo la sua morte.