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EDIPO A COLONO

di Ruggero Cappuccio da Sofocle , regia Rimas Tuminas

TEATRO SAN FERDINANDO 6 Febbraio 2020   16 Febbraio 2020
Teatro San Ferdinando, 2 Giugno ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Luglio ore 21.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Agosto ore 19.00 e
Teatro San Ferdinando, 2 Settembre ore 18.00 e
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16/02/2020 ore 18.00

EDIPO A COLONO
di Ruggero Cappuccio liberamente ispirato all’opera di Sofocle
regia Rimas Tuminas
con Claudio Di Palma, Marina Sorrenti, Fulvio Cauteruccio, Franca Abategiovanni, Gianluca Merolli, Davide Paciolla, Rossella Pugliese
coro Nicolò Battista, Martina Carpino, Cinzia Cordella, Simona Fredella, Gianluca Merolli, Enzo Mirone, Francesca Morgante, Erika Pagan, Alessandra Roca, Piera Russo, Lorenzo Scalzo
scene e costumi Adomas Jacovskis
disegno luci Eugenius Sabaliauskas
musiche Faustas Latenas
aiuto regia Gabriele Tuminaite
direzione del coro Tadas Shumskas
coreografie Anzelica Cholina

produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Durata: 2 ore (atto unico)

L’Edipo a Colono, tragedia scritta da Sofocle e rappresentata postuma nel 401 a.C., riprende e prosegue la vicenda raccontata dallo stesso Sofocle nell’Edipo re, la storia collettiva della famiglia di Edipo, che aveva conosciuto grandi glorie e ancor più grandi sventure. Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere. «L’Edipo a Colono di Sofocle – spiega

L’Edipo a Colono, tragedia scritta da Sofocle e rappresentata postuma nel 401 a.C., riprende e prosegue la vicenda raccontata dallo stesso Sofocle nell’Edipo re, la storia collettiva della famiglia di Edipo, che aveva conosciuto grandi glorie e ancor più grandi sventure. Nella riscrittura di Ruggero Cappuccio approdiamo in un luogo della memoria sospeso nel tempo, in cui i segni incancellabili della classicità si specchiano con il clima novecentesco della psicanalisi, delle guerre, delle lotte tra popoli per il raggiungimento del potere.
«L’Edipo a Colono di Sofocle – spiega l’autore – è forse il più alto paradigma del dolore. In esso risplendono le radici delle energie misteriose che il genere umano è stato chiamato a sfidare nell’arco di migliaia di anni. La trasmissione transgenerazionale del male brilla in una forma poetica in cui filosofia, ritualità e libero arbitrio si danno un appuntamento fatale. La lingua che riaccende le luci dell’istinto e della ragione dei personaggi, è un italiano eroso al suo interno dal vitalismo ellenico della Sicilia e di Napoli. Gli endecasillabi e i settenari che compongono la partitura di questo Edipo, liberano una polifonia ancestrale di suoni tesi ad illuminare il dramma del re cieco attraverso una potenza sensuale oltre che cerebrale. Il processo di conoscenza del sé racconta come tra sofferenza e bellezza esista una relazione strettissima e dice che l’arte non è fatta per guarire le ferite. Il percorso di purificazione di Edipo svela che la natura dei rapporti che l’uomo intrattiene con il proprio io, non sono di ieri o di oggi, ma di sempre». La messa in scena è del regista lituano Rimas Tuminas che per la prima volta nella sua carriera dirigerà un cast di attori italiani con un testo italiano.

 

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