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JOHN GABRIEL BORKMAN

TEATRO MERCADANTE 5 Dicembre 2018   16 Dicembre 2018
Teatro Mercadante, 12 Maggio ore 21.00 e
Teatro Mercadante, 12 Giugno ore 17.00 e
Teatro Mercadante, 12 Luglio ore 21.00 e
Teatro Mercadante, 12 Agosto ore 19.00 e
Teatro Mercadante, 12 Settembre ore 18.00 e
Teatro Mercadante, 12 Novembre ore 21.00 e
Teatro Mercadante, 12 Dicembre ore 17.00 e
Teatro Mercadante, 1 Gennaio ore 17.00 e
Teatro Mercadante, 1 Gennaio ore 21.00 e
Teatro Mercadante, 1 Gennaio ore 19.00 e
Teatro Mercadante, 1 Gennaio ore 18.00 e
05/12/2018 ore 21.00
06/12/2018 ore 17.00
07/12/2018 ore 21.00
08/12/2018 ore 19.00
09/12/2018 ore 18.00
11/12/2018 ore 21.00
12/12/2018 ore 17.00
13/12/2018 ore 17.00
14/12/2018 ore 21.00
15/12/2018 ore 19.00
16/12/2018 ore 18.00

JOHN GABRIEL BORKMAN
di Henrik Ibsen
versione italiana Danilo Macrì
regia Marco Sciaccaluga
con Gabriele Lavia, Laura Marinoni, Federica Di Martino, Roberto Alinghieri, Giorgia Salari, Francesco Sferrazza Papa, Roxana Doran
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Andrea Nicolini
luci Marco D’Andrea

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova,Teatro della Toscana – Teatro Nazionale

Durata spettacolo: 2 ore e 20 minuti più intervallo

Spettacolo in tournée

Edvard Much lo definì “il più potente paesaggio invernale dell’arte Scandinava”. Ma il freddo dell’inverno, in questa vicenda scabrosa e claustrofobica, è tutto interiore, dell’anima.
John Gabriel Borkman è un self made man: per lui conta la carriera, a tutti i costi. Ha rubato, ma non per sé. Lo ricorda lo storico del teatro Roberto Alonge: ruba «perché si sente il portavoce del progresso, è l’angelo sterminatore del vecchio mondo precapitalistico». Condannato al carcere per i suoi affari poco chiari, Borkman è tornato libero ma si chiude in casa, in attesa di una “grande occasione”.
Piero Gobetti descrisse il teatro di Ibsen come «l’itinerario dell’eroe in cerca del suo ambiente»: e qui l’ambiente è condiviso da due sorelle, entrambe presenti nella vita dell’uomo. La moglie, in un matrimonio freddo, aspro e irrisolto; e il primo amore cui Borkman ha rinunciato per interesse. È uno scontro fra femminile e maschile, è un abisso. Afferma ancora Alonge: «è l’universo della Cultura (che vuol dire repressione) contro la vita dell’istinto, della carne, della felicità».
John Gabriel Borkman ha attratto i maggiori registi al mondo: è un’opera complessa, austera, inquieta, e di raffinata bellezza per quei ritratti umani, per i dialoghi che possono essere attualissimi e al tempo stesso eterni. Affidati all’interpretazione di tre grandi attori, a partire da Gabriele Lavia come protagonista, con Laura Marinoni e Federica Di Martino, il Borkman, nelle sue “scene da un matrimonio” che sarebbero state care a Bergman, fa ancora esplodere le ambizioni di un secolo, l’Ottocento, intriso di superomismo e idealismo, di simbolismo e psicopatologia, ma già svela, in nuce, quelli che saranno i grandi traumi del Novecento. E forse di oggi.